La presenza del Fiano in Campania sembra molto antica, come dimostrato da numerosi studi e dal fiorire di molteplici ipotesi circa l’etimologia del suo nome. Infatti, secondo alcuni autori il termine “Fiano” deriverebbe dalle antiche uve “apiane”, citate da Columella e Plinio; secondo Murolo il termine deriva dalla regione greca “Apia” o “Peloponneso”, da cui sarebbero venuti i coloni pelasgici insediatisi in Italia meridionale. Negli anni recenti, il Fiano ha trovato la sua valorizzazione e diffusione nel Sannio, dove rientra nella composizione ampelografia del vino DOC Sannio, la cui DOC si differenzia nelle produzione delle 4 sottozone Taburno, Sant’Agata dei Goti, Guardiolo, Solopaca. Il vino Fiano è uno dei pochi vini italiani meritevoli di invecchiamento.
Vitigno di grande vigore, si adatta a forme contenute di allevamento se innestato su portainnesto di scarso sviluppo. Presenta una buona fertilità delle gemme ed una produzione non eccessiva, per il basso peso del grappolo. Si adatta a terreni non molto fertili, predilige terreni collinari e climi caldi e asciutti. La forma di allevamento più diffusa è a portamento verticale tipo Guyot. Per la buccia spessa dell’acino ha buona resistenza alla Botrite, nonostante l’epoca di raccolta sia abbastanza tardiva: prima quindicina di ottobre, fine settembre nelle zone più calde. Può raggiungere alla maturazione alta gradazione zuccherina ed anche elevata acidità totale.
Il profilo sensoriale del vino da uve Fiano è caratterizzato da un colore giallo paglierino tenue. Il profumo è persistente floreale con sensazione di pesca bianca, frutta esotica, nocciola. Al gusto è un vino strutturato e con buona acidità, che tradizionalmente si accompagna a piatti a base di pesce e crostacei, carni bianche e risotti, piatti a base di verdure.